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Internet emette C02: l’aria che respiriamo è sempre più inquinata

device con Netflix

Il web produce anidride carbonica

Navigare su internet inquina

La pandemia da Coronavirus ha dato la conferma definitiva di quanto Internet sia fondamentale per la nostra esistenza.

Ha permesso a ciascuno di noi di rimanere in contatto con gli amici e i parenti e soprattutto ha limitato di gran lunga i danni subiti dalla maggior parte delle imprese che sono riuscite a continuare a lavorare da remoto. Abbiamo tutti sentito parlare di smartworking, di videoconferenze, di didattica a distanza, di webinar e di eventi online.

Il virus quindi, ha semplicemente accelerato quella che era una strada già segnata.

Ma se da una parte il web ci ha aiutato a ‘’normalizzare’’ le nostre vite, dall’altra c’è il rovescio della medaglia: l’emissione di CO2 nell’aria che respiriamo.

Quanto consumano i nostri dispositivi?

Tastiera con telefono e tablet pc sulla scrivania in legno

Gli smartphone consumano 2 kWh l’anno.

Tablet e altoparlanti intelligenti consumano circa 60 kWh l’anno.

Sebbene smartphone e tablet siano due dispositivi intelligenti molto simili tra loro, il motivo della elevata differenza di consumo energetico sta in gran parte nell’ampiezza dello schermo del Tablet e nel modo in cui viene utilizzato: i tablet vengono spesso usati per guardare video in streaming o per giocare, due delle attività che mettono sotto pressione di più le batterie.

I televisori consumano dai 100 ai 150 kWh l’anno.

Per quanto riguarda gli elettrodomestici, il frigorifero, se paragonato ad altri apparecchi, non consuma in maniera eccessiva.

Un frigorifero consuma in media 160 kWh l’anno, quanto una tv led da 65 pollici che però in media viene accesa quattro ore al giorno.

Questi consumi, quantificati in bolletta, sembrano darci un’idea di quanto e di come usiamo i nostri apparecchi intelligenti.

Il problema è che i dispositivi digitali connessi a Internet producono un consumo che va oltre il nostro contatore elettrico.

Video a ultra definizione per smart-tv, telecamere di sicurezza, domotica, videochiamate digitali, servizi online e messaggistica istantanea sono in continua espansione ed evoluzione.

Tutto il traffico che viaggia su Internet è costituito da dati acquisiti, memorizzati ed elaborati che consumano enormi quantità di elettricità e che contribuiscono all’inquinamento.

I dispositivi elettronici inquinano il nostro ambiente domestico e di lavoro

Carbon footprint zero emissioni co2 sviluppo sostenibile

Quando navighiamo nel web spesso tendiamo a immaginarlo come un mondo virtuale e intangibile.

Non siamo abituati a pensare all’intera infrastruttura fisica che ci permette di visualizzare i contenuti digitali sugli schermi dei nostri dispositivi. Per tenere in vita la rete e gestire lo scambio di dati, interi apparati di server e data center devono essere costantemente in funzione. E per far sì che questi apparati funzionino è richiesta una gran quantità di energia.

La digitalizzazione permette di limitare alcune azioni inquinanti, come la riduzione di spostamenti o il consumo di risorse naturali, ma d’altra parte l’utilizzo di Internet comporta la produzione di nuove emissioni di inquinanti.

Secondo Carbonfootprint, parametro utilizzato per stimare le emissioni di gas serra espresse in CO2, una ricerca su Google può causare da 1 g a 10 g di emissioni di CO2.

Davanti a questi numeri dobbiamo considerare che Google elabora circa 47.000 ricerche al secondo ovvero 3,5 miliardi al giorno.

Ad oggi il settore ICT (Information and Communication Technology) è responsabile del 3,7% delle emissioni totali di gas ed è sempre in aumento, tanto che nel 2040 potrebbe arrivare al 14%.

Le grandi aziende digitali come Google, Apple, Facebook e Microsoft stanno cercando una soluzione a tutto questo aumentando la percentuale di energia rinnovabile impiegata nel funzionamento dei data center.

Smartphone e CO2

Comprare smartphone

I modelli recenti di smartphone comportano una produzione di circa 82kg di C02 ciascuno. Man mano che gli smartphone diventano più complessi, il processo di produzione richiede sempre più energia.

Le emissioni sono principalmente dovute a tutte le sostanze e i materiali contenute all’interno degli smartphone tra cui acciaio, alluminio, magnesio, rame, argento, oro, grafite, litio e silicio.

Ad oggi, lo smartphone è il dispositivo più utilizzato e considerando che con un ciclo di vita di 2 anni, la produzione dello smartphone è responsabile di circa il 90% delle emissioni di CO2 causate dall’apparecchio, la prima soluzione per arginare il problema dell’inquinamento potrebbe essere quella di tenerlo per più tempo possibile prima di sostituirlo con un modello nuovo oppure quella di acquistare uno smartphone ricondizionato e averne cura in modo da utilizzarlo il più possibile.

Solo l’1% degli smartphone nel mondo viene riciclato. Chi acquista un prodotto ricondizionato, gli dà una seconda vita e in questo modo sostiene un modello di economia rigenerativa riducendo il numero di rifiuti elettronici prodotti.

3.500 persone all’anno muoiono per cancro del polmone attribuibile agli effetti del radon

radon

Fin dai primi anni del ‘900 i terremoti che hanno colpito il territorio italiano hanno ucciso complessivamente circa 57mila persone, in media 570 ogni anno. Sono dati tragici e preoccupanti che hanno portato il legislatore ad intervenire in merito alla qualità antisismica adottando piani di intervento o soluzioni progettuali con lo scopo di prevenire questi drammi.

Sempre in Italia, 3.500 persone all’anno muoiono per cancro del polmone attribuibile agli effetti del radon con un rapporto di 6 decessi per radon rispetto ad 1 per il terremoto.

Il Radon è un gas radioattivo che penetra all’interno delle abitazioni. Le sue particelle vengono inalate dagli abitanti degli edifici in cui è subentrato il gas e restano intrappolati nel loro sistema respiratorio inducendo, nel giro di anni, i danni cellulari che poi si manifestando attraverso tumori polmonari o altre gravi patologie.

L’aspetto su cui riflettere è la poca rigidità degli obblighi e delle normative in Italia su una condizione così critica e diffusa e che potrebbe essere prevenuta con interventi semplici e non troppo costosi.

È giusto tutelarci dalle problematiche degli effetti sismici e da quelli dell’inquinamento atmosferico ma occorre sensibilizzare tutta la popolazione anche sul tema della qualità dell’aria indoor.

Attenzione allo streaming

Interrompere buffering durente streaming

Lo streaming video è diventato il nuovo passatempo tra le mura di casa e il suo utilizzo è destinato a ricoprire un ruolo sempre più dominante nel panorama dei contenuti digitali declinato in innumerevoli categorie.

Secondo quanto stimato da Cisco System, storica azienda multinazionale specializzata nella fornitura di apparati di networking, nel 2022 i video stanno ricoprendo oltre l’82% del traffico internet complessivo, 15 volte più alto di quanto fosse nel 2017.

La buona notizia è che possiamo intervenire: se guardiamo contenuti in definizione standard anziché in alta definizione durante l’utilizzo di App come Netflix possiamo portare l’emissione di CO2 ad una riduzione dell’86%.

Studi analoghi sono stati effettuati da International Energy Agency (Agenzia Internazionale per l’Energia) in cui è emerso che guardare 10 minuti di video in streaming consuma 150 volte più elettricità che la ricarica della batteria di uno smartphone.

Le stime sono effettuate su dati di singoli utenti e su casi specifici di combinazioni: il tipo di dispositivo, la risoluzione del contenuto e la connessione.

Anche se non esistono dati globali basati su misurazioni del consumo energetico indotto dagli usi digitali, possiamo affermare che per guardare video in streaming sul grande schermo di un televisore ad alta definizione, il consumo di energia è elevatissimo.

Cosa possiamo fare a livello individuale?

Smartphone download
Ciascuno di noi può fare qualcosa per alleggerire tutte queste problematiche a cominciare da piccoli accorgimenti.

Ad esempio, cambiare un po’ meno frequentemente il dispositivo, evitare un uso compulsivo di invio di video e di immagini, cancellare mail vecchie, limitare la condivisione di contenuti pesanti, se non necessari, accedere ad un sito in modo diretto senza passare da un motore di ricerca ed eliminare App inutili che si aggiornano in continuazione producendo un traffico smisuratamente elevato di cui non ci rendiamo conto.