L’inquinamento dell’aria influisce anche sulla salute mentale
Gli effetti su salute mentale, produttività e benessere
Diversi studi hanno dimostrato che la scarsa qualità dell’aria può avere effetti negativi sulla salute mentale, sulla produttività e sul benessere generale.
La contaminazione atmosferica, in particolare il particolato fine (PM2.5) è stata associata a un aumento dei casi di ansia, depressione e altri disturbi mentali. Alcuni studi suggeriscono che l’esposizione prolungata a questi inquinanti possa influenzare la neurochimica del cervello, contribuendo a problemi di salute mentale.
La qualità dell’aria è stata collegata anche alla produttività sul lavoro e nell’apprendimento. L’esposizione a inquinanti atmosferici può ridurre la capacità cognitiva, compromettere la concentrazione e aumentare l’assenteismo lavorativo. Ambienti con aria pulita tendono a favorire migliori prestazioni lavorative e di studio.
Altra associazione emersa è stata quella tra una scarsa qualità dell’aria e una serie di effetti collaterali negativi sul benessere, incluso il deterioramento dei parametri di salute fisica e psicologica. Ciò può manifestarsi in sintomi di stress, affaticamento e irritabilità, impattando ulteriormente sulla qualità della vita.
Infine, gli inquinanti atmosferici possono causare infiammazione sistemica e stress ossidativo, che possono influenzare negativamente non solo il corpo, ma anche il funzionamento del sistema nervoso centrale. Questi meccanismi possono contribuire ai disturbi mentali e alle difficoltà cognitive.
In sintesi, investire nella riduzione dell’inquinamento atmosferico non è solo una questione di salute fisica, ma ha anche importanti implicazioni per la salute mentale e il benessere complessivo delle persone. Affrontare i problemi di qualità dell’aria può portare a comunità più sane e a una maggiore produttività.
La ricerca condotta nel Regno Unito
Una ricerca condotta nel Regno Unito e pubblicata su Jama suggerisce una correlazione tra l’esposizione all’inquinamento nei primi anni di vita e la manifestazione di disturbi psichiatrici. Le persone nate e cresciute in ambienti inquinati hanno infatti più probabilità di manifestare psicosi, depressione e ansia. Si tratta di uno studio che ha preso in esame oltre 9 mila bambini nati nei pressi di Bristol tra il 1991 e il 1993 e li ha seguiti fino all’età adulta. I dati sono stati raccolti e analizzati tra il 2021 e il 2024.
I ricercatori hanno esaminato i valori di esposizione a diossido di azoto (NO2), particolato fine (PM2,5) e rumore e li hanno messi in relazione con l’incidenza di eventi psicotici, depressione e ansia tra i 13 e i 24 anni.
L’attenzione dei ricercatori si è concentrata in particolare su diossido di azoto (NO₂) e particolato fine (PM2.5), particelle con diametro inferiore a 2,5 micrometri, che possono penetrare profondamente nei polmoni e nel flusso sanguigno, provocando tosse, starnuti, difficoltà respiratorie, peggioramento dell’asma, aumento del rischio di infarti e aritmie cardiache.. L’inquinamento atmosferico può avere impatto sulla salute mentale attraverso la compromissione della barriera ematoencefalica che favorisce la neuroinfiammazione e lo stress ossidativo.
Tutti i partecipanti hanno subito un’esposizione superiore alle soglie indicate dall’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) per entrambi gli inquinanti. I risultati hanno evidenziato che livelli più elevati di particolato fine aumentano la probabilità di episodi psicotici, che si sono manifestati con deliri e allucinazioni nel 13,6% del campione a 13 anni, nel 9,2% a 18 anni e nel 12,6% a 24 anni. La ricerca suggerisce pertanto il ruolo cruciale delle condizioni ambientali nel benessere mentale dei giovani.
Comprendere il potenziale effetto dell’inquinamento sulla salute mentale è sempre più rilevante, considerando lo spostamento a livello globale verso la vita urbana e il contesto dei cambiamenti climatici indotto dalle emissioni.
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