Senza radon sparirebbero più di 10 tumori polmonari al giorno
Il 10% dei tumori è causato dal radon
Il fumo, lo sanno tutti, è il principale responsabile del tumore del polmone (ma non solo). Ad oggi si calcola che circa l’80-85% delle nuove diagnosi sia causata dalla sigaretta.
Eppure c’è un altro fattore di rischio, sconosciuto ai più, che incide in maniera importante sullo sviluppo della malattia: il radon.
Secondo l‘Istituto Superiore di Sanità l’esposizione a questo gas è responsabile di circa il 10% di tutti i tumori del polmone. Numeri alla mano ciò significa che in Italia -delle 40 mila nuove diagnosi di malattia all’anno- 4000 sono collegate all’esposizione al Radon, più di 10 ogni giorno. Eliminare questo fattore di rischio contribuirebbe in maniera importante nel ridurre i nuovi casi di tumore.
Radon, nemico invisibile
Incolore, inodore e radioattivo.
E’ questo l’identikit del radon, un elemento presente naturalmente nel suolo ma che a causa di queste caratteristiche lo rende particolarmente insidioso per la nostra salute.
Come tutti gli elementi radioattivi la pericolosità sta nel suo “decadimento”.
L’isotopo più stabile è il radon-222 che decade nel giro di pochi giorni, emettendo radiazioni ionizzanti di tipo alfa e formando i suoi cosiddetti prodotti di decadimento o “figli”, tra cui il polonio-218 e il polonio-214 che emettono anch’essi radiazioni alfa. Ed è proprio l’emissione di radiazioni che ha a che fare con la nostra salute.
I danni al Dna
Come tutte le sostanze radioattive, il radon emettendo radiazioni può andare a danneggiare diverse componenti delle nostre cellule.
Quando ciò accade nel Dna il rischio è quello di sviluppare un tumore.
Essendo il radon un gas, questo viene inalato arrivando fino ai polmoni. Ecco spiegato perché l’albero respiratorio rappresenta il luogo di maggior danno in caso di esposizione al radon.
Il fattore tempo
Fortunatamente le nostre cellule hanno sviluppato dei meccanismi per riparare tutti i danni provocati sia dagli agenti esterni sia da propri malfunzionamenti interni.
Arriva però un momento in cui questi meccanismi non riescono più a reggere il ritmo e raggiunta una certa soglia di danni non riparati la cellula sana si trasforma in cellula tumorale.
Il tempo in questo caso è tutto: diversi studi epidemiologici hanno dimostrato che il rischio di tumore del polmone aumenta in modo proporzionale all’aumentare della concentrazione di radon e all’aumentare della durata di esposizione.
Con il fumo l’effetto si moltiplica
Conoscere è il primo passo per prevenire. Lo sapevi che a parità di esposizione al radon, i fumatori hanno un rischio di andare incontro allo sviluppo di un tumore al polmone che è circa 20 volte maggiore rispetto ad un non fumatore?
Questo significa -come spesso accade in medicina- che il rischio finale non è affatto la somma dell’esposizione a due fattori di rischio.
Fumo e radon agiscono in sinergia.
Eliminando il primo si riduce fortemente il rischio di tumore legato al secondo.
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Sul fronte delle terapie per i tumori del polmone -non ne esiste uno solo tipo ma differenti a seconda delle mutazioni al Dna- sono stati fatti passi avanti da gigante.
Se fino a qualche anno fa le uniche cure disponibili erano la chirurgia e la chemioterapia, oggi grazie al progresso della ricerca questi tumori stanno diventando sempre più curabili. Il merito è dell’immunoterapia e delle terapie target.
La prevenzione però rimane sempre l’arma principale: eliminare il fumo e ridurre al minimo l’esposizione al radon, grazie al monitoraggio e al miglioramento dell’aria che respiriamo attraverso opportuni dispositivi, è il modo migliore per fare prevenzione.
Senza radon potremmo eliminare più di dieci tumori del polmone ogni giorno.
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