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L’inquinamento invecchia il cervello

Inquinamento invecchia il cervello

Il legame tra particolato e riduzione del volume cerebrale

Cellule cerebrali

L’inquinamento può alterare il nostro cervello e ad oggi abbiamo le prove scientifiche di una correlazione tra l’esposizione ad alte concentrazioni di polveri sottili e la riduzione del volume cerebrale.

Il particolato atmosferico, l’insieme delle sostanze inquinanti sospese nell’aria che respiriamo, ha effetti dannosi sulle vie respiratorie, ma può influire anche sulla salute del cervello.

Esiste infatti un nesso tra l’esposizione giornaliera ad alti livelli di inquinamento e una diminuzione del volume del cervello assimilabile a quella causata da un invecchiamento accelerato.

Diversi studi sono stati compiuti su questo caso.

Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston

Beth Israel

I ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, affiliati alla Harvard Medical School in Massachusetts, hanno esaminato con risonanza magnetica i cervelli di 900 adulti sani di almeno 60 anni residenti nel New England e negli Stati Uniti. Le immagini cerebrali sono state confrontate con i dati dei livelli di inquinamento delle città di origine.

È emerso che un aumento di 2 microgrammi per metro cubo nella media di particolato fine (2,5 milionesimi di metro di spessore) nell’aria è associato a una diminuzione dello 0,32% del volume del cervello, «la perdita che si registra in un anno di invecchiamento cerebrale», ha affermato Elissa H. Wilker, tra gli autori dello studio.

La stessa quantità di particolato sembrerebbe correlata a una probabilità più alta del 46% di andare incontro a ictus silenziosi, eventi vascolari di cui i pazienti non si accorgono, ma che contribuiscono a un peggioramento delle funzioni cognitive e al rischio di demenze.

University of Southern California

Doheny Library

Da una ricerca pubblicata sulla rivista ”Annals of Neurology”, emerge che i ricercatori della University of Southern California hanno scoperto che nel corso del tempo, la maggiore esposizione all’inquinamento dell’aria in un gruppo di donne anziane non affette da demenza ha portato ad una significativa diminuzione nella materia bianca dei loro cervelli.

I ricercatori hanno esaminato in particolare l’esposizione alle polveri sottili.

Queste particelle, circa 36 volte più piccole di un granello di sabbia, possono entrare nei polmoni e viaggiare nel flusso sanguigno, causando gravi danni alla salute.

I ricercatori hanno stimato l’esposizione all’inquinamento atmosferico di un gruppo di 1.400 donne anziane nell’arco di 7 anni. Hanno scoperto che quelle esposte ad un aumento di 3.49 microgrammi di polveri sottili per metro cubo d’aria hanno subito una diminuzione del volume di materia bianca, come se il loro cervello fosse invecchiato di uno o due anni più del normale.

Università di Modena e Reggio Emilia

Università Modena e Reggio Emilia

Uno studio italiano ha messo in relazione l’esposizione ad agenti inquinanti e i possibili danni al cervello, in particolare per la memoria e l’insorgenza di malattie degenerative come la demenza.

Un team di ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia ha analizzato il legame fra l’inquinamento dell’aria e il decadimento cerebrale.

Sono già numerosi gli studi che hanno indagato gli effetti negativi di smog e aria inquinata sulla nostra salute, ma questo è il primo studio riguardante specificamente gli effetti dell’inquinamento sull’ippocampo, l’area del cervello correlata alle funzioni cognitive e alla memoria a breve e lungo termine.

Gli autori dello studio si sono basati sia sugli studi neuro-epidemiologici sino ad oggi pubblicati su questa tematica sia su avanzate tecniche statistiche di meta-regressione.

È emerso che le polveri sottili (in particolare il particolato fine PM2,5), sono associate ad una significativa riduzione del volume dell’ippocampo, con conseguente decadenza delle capacità mnemoniche e con un aumentato rischio di insorgere in patologie neurodegenerative come la demenza.

Inquinamento e bambini

Proteggere bambini inquinamento esterno

Quando si inalano polveri sottili, esse viaggiano lungo un percorso che dai nostri nasi va direttamente al nostro cervello.

Questo si traduce in infiammazioni, risposta naturale del corpo agli agenti patogeni.

Nel tempo però queste infiammazioni possono portare ad una vasta gamma di malattie croniche.

Negli ultimi anni diversi studi in varie zone del mondo hanno dimostrato che le persone anziane che vivono in luoghi inquinati sembrano perdere le capacità mentali più rapidamente, mostrando più sintomi di demenza precoce e sviluppando il morbo di Alzheimer in percentuale maggiore rispetto a quelli che respirano aria più pulita.

Anche i bambini che vivono in luoghi a forte tasso di smog hanno mostrato segni di trauma cerebrale.

Infatti i problemi che ne derivano non sono solo di natura respiratoria ma dobbiamo mettere in conto anche i danni neurologici, le difficoltà cognitive, i disordini neuro-comportamentali e psichiatrici e l’autismo. I bambini sono le persone più indifese contro l’inquinamento fin da quando sono nell’utero materno.

Gli agenti inquinanti depositati nel tratto respiratorio possono raggiungere il sistema nervoso centrale causando danni neurologici soprattutto nei bambini nei quali il cervello non è ancora completamento sviluppato e quindi più vulnerabile. Secondo uno studio condotto a Barcellona, negli alunni delle scuole elementari in cui l’inquinamento è maggiore, si è osservata una maggiore difficoltà cognitiva e disordini neuro-comportamentali, tra cui l’autismo.

Una pessima qualità dell’aria è un grave pericolo da affrontare al più presto con assoluta emergenza.

Conoscere ciò che respiriamo e assicurarsi che si tratti di aria sana è il primo passo da compiere per prevenire queste problematiche.