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Origini del gas radon: da dove viene e come è stato scoperto

Icona radioattività

La pericolosità del gas radon

Terra secca

Il radon è un gas nobile radioattivo di origine naturale presente su tutta la crosta terrestre. Disperdendosi in atmosfera è innocuo, ma quando subentra negli ambienti chiusi può raggiungere concentrazioni elevate rappresentando un grave pericolo per gli occupanti che lo respirano.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il radon è la seconda causa di tumore al polmone e lo classifica nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene, il livello più alto.

1000 A.C. – Cappadocia, Egitto

Formule scientifiche

Una mortalità precoce è stata osservata nell’antichità dalla popolazione egizia (circa 1000 A.C.) e in particolare nelle abitazioni sotterranee nella Cappadocia ma il nesso tra esalazioni nocive e cancro polmonare ha una risposta solo nella prima metà del ventesimo secolo.

1470, – Schneeberg, Sassonia

Terra PIN

Intorno al 1470 ebbe inizio un’intensa attività mineraria per l’estrazione di argento nella regione di Schneeberg, una piccola città della Sassonia.

Le tecniche minerarie praticate allora in queste regioni consistevano nell’estrazione di rocce argentifere grezze da pozzi le cui profondità arrivavano fino a 400 metri.

Intorno al 1500 si osservò una mortalità stranamente elevata, dovuta a complicazioni polmonari, tra i lavoratori minerari in giovane età.

Successivamente l’estrazione di argento aumentò considerevolmente causando un incremento di affezioni polmonari denominate Morbo polmonare di Schneeberg”.

In quel periodo il 75% dei minatori della ragione di Schneeberg moriva di cancro polmonare.

Fine 1800

Terra PIN

Nel 1898 Marie e Pierre Curie, due fisici francesi, identificarono il radium (Ra226) nei minerali della Sassonia.

Il radium, più tardi chiamato radon (Rn222), fu classificato come gas nobile radioattivo prodotto dal decadimento dell’uranio.

Grazie a questa scoperta, nel 1911 i coniugi Curie vinsero il Nobel per la Chimica.

 

 

1936 – Germania

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E. Müller, un dirigente minerario della Sassonia, fu il primo a individuare il nesso causale, arrivando alla conclusione che il cancro polmonare di Schneeberg fosse una particolare malattia professionale, causata dal radon contenuto nelle rocce presente ad alte concentrazioni nell’aria delle miniere, il quale, una volta inalato, innescava un processo di cancerogenesi nelle vie respiratorie.

Nel 1936 Rajewsky, uno dei più influenti biofisici tedeschi, avviò un programma di ricerca in Germania in cui fornì nuovi chiarimenti sul nesso tra concentrazione di Radon e cancro polmonare.

Questo studio comportava misurazioni nelle miniere e analisi istologiche sui tessuti polmonari di minatori deceduti per cancro polmonare.

Al termine dei suoi studi, Rajewsky confermò che nelle miniere di Schneeberg l’elevata frequenza di tumore polmonare tra i minatori fu una probabile causa dell’inalazione di Radon.

A quel tempo, la concentrazione media del Radon nella maggior parte delle miniere di Schneeberg era di 70 – 120.000 Bq/m3.

Poichè molti dei minatori erano morti di cancro polmonare in quella miniera, fu chiamata “Miniera della morte”.

 

1940 – Estrazione intensiva e trattamento dell’Uranio a scopi militari

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L’estrazione intensiva e il trattamento dell’uranio a scopi militari cominciarono nel 1940.

In questa prima fase si fece scarsa attenzione alla protezione dei lavoratori. Si pensava che rispetto alle vecchie miniere la concentrazione di radon fosse sensibilmente più bassa e vennero effettuate solo poche misurazioni.

In Colorado non si prelevarono campioni di Radon fino al 1950, e in Germania Est i primi dati disponibili sono posteriori al 1955.

Negli anni seguenti, presso lUniversità di Rochester e al Max Planck Institut per la Biofisica di Francoforte sul Meno furono effettuati studi sperimentali sulla deposizione nei polmoni delle particelle di Radon.

A seguito di questi studi furono sviluppati metodi più affidabili per il monitoraggio dell’esposizione di gas  radon nelle miniere.

Anni ‘50 – Stati Uniti d’America

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Negli anni ’50 negli Stati Uniti d’America l’ipotesi della concentrazione di gas radon nelle miniere fu sempre più appoggiata dagli esperti.

Dopo aver monitorato ed analizzato l’esposizione dei minatori al gas Radon, questa ipotesi si è confermata un dato di fatto.

Al confronto delle situazioni minerarie, la possibile influenza del Radon sul rischio di tumore polmonare per la popolazione fu scoperta molto più recentemente.

Pochi anni dopo cominciarono le applicazioni termali del Radon.

 

1956 – Svezia

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Nel 1956 furono effettuate e pubblicate le prime misurazioni indoor, relative a 225 abitazioni svedesi.

Questi studi riportavano livelli di Radon piuttosto elevati in alcune case costruite con un materiale ad alto contenuto di radium.

A questa scoperta venne data scarsa risonanza internazionale, in quanto lo si riteneva un problema locale svedese.

 

 

Fine anni ’70

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Circa vent’anni più tardi, in molti paesi si svolsero indagini più ampie.

Questi studi rivelarono un’estrema variabilità del Radon nelle abitazioni, da pochi Bq/m3 fino a 100.000 Bq/m3.

Si riconobbe che in molte abitazioni il principale responsabile degli alti livelli di radon non era il materiale da costruzione bensì il flusso convettivo del radon proveniente dal sottosuolo. 

Questa scoperta si rivelò di grande importanza per la pianificazione di efficaci interventi tecnici di risanamento.

 

Inizio anni ’90

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La Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica (ICRP) sottolineò la vastità del problema per la salute pubblica e formulò specifiche raccomandazioni sulla pubblicazione numero 65 del 1993.
L’ipotesi di un legame tra alte concentrazioni di radon e cancro ai polmoni fu messa in primo piano molto presto nel ventesimo secolo.

Ma la dimostrazione scientifica e definitiva di questo legame è molto recente e soltanto negli ultimi 10 anni abbiamo potuto affermare che il radon rappresenta uno dei più grandi problemi di salute pubblica.

L’EPA (Environmental Protection Agency) definisce in 4 pCi/L (picocurie per litro), pari a circa 150 Bq/m3, il limite oltre il quale è consigliabile prevedere tecniche di riduzione del Radon. 

La Comunità Europea ha determinato in 200 Bq/m3 per le nuove costruzioni e 300 Bq/m3 per le abitazioni esistenti il valore limite cui attenersi, ma queste indicazioni non hanno forza di legge e pertanto i limiti rimangono solo un’indicazione consigliata.

 

Oggi in Italia

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In Italia molte delle abitazioni censite sul territorio nazionale hanno presentato livelli di radon superiori al limite di riferimento di 300 Bq/mc, valore fissato dal Decreto Legislativo 101/2020. La concentrazione media di Radon  nel nostro paese è pari a 77 Bq/mc, quasi il doppio del livello medio della concentrazione mondiale che è pari a 40 Bq/mc.

Nonostante questo dato, la sensibilità pubblica è quasi del tutto inesistente.

Attualmente esistono in Italia obblighi solo per i luoghi di lavoro, mentre per gli ambienti residenziali vi sono solo le raccomandazioni della Comunità Europea.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Europa ogni anno 20 mila casi di decessi per cancro ai polmoni sono dovuti all’esposizione al radon.

In Italia, il radon provoca circa 4.500 morti l’anno e dopo il fumo di tabacco, questo gas è la principale causa di tumori al polmone.