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Pericolosità del gas radon: gli ultimi studi effettuati

Icona radioattività

Perchè il gas radon rappresenta un reale pericolo per la nostra salute

Terra secca

Il gas radon è un gas radioattivo inodore e incolore che si forma naturalmente dalla decomposizione del radio presente nel suolo, nelle rocce e nell’acqua sotterranea. È considerato una delle principali fonti di esposizione alla radiazione ionizzante per gli esseri umani.

Il radon può infiltrarsi nelle abitazioni attraverso fessure nel terreno, crepe nelle fondamenta e altre aperture, accumulandosi in ambienti chiusi come le case. L’esposizione prolungata al radon aumenta il rischio di cancro ai polmoni, in particolare nelle persone che fumano. Pertanto, è importante monitorare e, se necessario, mitigare la concentrazione di radon nelle abitazioni per proteggere la salute umana.

Due studi pubblicati su Neurology, la rivista dell’American Academy of Neurology, dimostrano che l’esposizione a livelli medi o elevati di gas radon è associata anche ad un aumento del rischio di ictus, in particolare nelle donne.

Il primo studio

Studi scientifici

Il primo studio ha coinvolto quasi 160mila donne con un’età media di 63 anni, senza precedenti ictus, seguite per una media di 13 anni. Nel primo studio il campione è stato diviso in 3 gruppi: uno ad alta esposizione al radon, un altro a media e l’ultimo a bassa esposizione. Tenendo conto di variabili come il fumo, il diabete e l’ipertensione, i ricercatori hanno scoperto che il gruppo con più alta esposizione al radon aveva un rischio di ictus aumentato del 14% rispetto al gruppo meno esposto. Per il gruppo intermedio il rischio è risultato aumentato del 6%

 L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha raccomandato il limite di 200 Bq/m3 per le concentrazioni medie di radon negli ambienti chiusi.

Il secondo studio

Terra PIN

Il secondo studio ha preso in esame una particolare condizione, chiamata emopoiesi clonale a potenziale indeterminato. Punto di partenza dello studio è stata l’analisi della condizione che si sviluppa quando alcune cellule staminali ematopoietiche subiscono mutazioni genetiche. Le cellule mutate si replicano più rapidamente e le persone affette possono avere un rischio maggiore di tumori del sangue e di malattie cardio-cerebrovascolari come l’ictus. Per la ricerca sono state coinvolte oltre 10mila partecipanti di sesso femminile, con un’età media di 67 anni. Circa la metà ha avuto un ictus o problemi legati a coaguli di sangue. Anche in questo caso il campione è stato diviso in tre gruppi in base all’alta, media o bassa esposizione al radon. I risultati hanno mostrato che il 9% di coloro che vivevano in aree con la più alta concentrazione di radon soffriva di emopoiesi clonale, rispetto all’8,4% di quelle che vivevano in aree con concentrazioni medie e al 7,7% di coloro che vivevano in aree con concentrazioni più basse.

Il piano Nazionale d’Azione per il radon 2023-2032

Radon gas

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 febbraio il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 gennaio 2024 ”Adozione del Paino Nazionale d’azione per il radon 2023-2032”, con le linee guida per ridurre l’esposizione a questo gas e i consequenziali rischi a lungo termine nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni. L’obiettivo è ridurre i casi di tumore dovuti all’esposizione al radon adottando le corrette misure.